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[RECENSIONE] Don’t Rip Volume 2 (AA.VV.)

La Home Movies ha da poco pubblicato la raccolta di cortometraggi Don’t Rip Volume 2. 7 cortometraggi (scelti da Fabio e Luna Chimenti) di 7 registi promettenti ai loro primi lavori.

Like di Giulio Manicardi.

Lavoro selezionato per la seconda edizione de L’Aquila Horror Film Festival. L’idea della votazione online per decidere le sorti del farabutto catturato non è male e fa molto deep web. Quello che non funziona è la recitazione davvero troppo sopra le righe, anche se in parte la si può giustificare con l’ambiente teatrale nel quale si svolge la vicenda, e il finale scontato. Non è male invece l’idea della maschera del giudice/boia che ricorda 6 Donne Per L’assassino di Mario Bava e Rorschach di Watchmen.

In Umbra Rosae di Dario Almerighi.

Qui si parla di sensi di colpa, di follia e di ipocrisia. Protagonista un prete che riceve la visita della donna con la quale stava insieme prima di prendere i voti. Almerighi è bravo ad inserire nel racconto indizi che fanno intuire andamento e conclusione della storia, suggerimenti che -ad una visione distratta- potrebbero anche essere scambiati per errori. Traccia audio appena appena accettabile.

Il suo nuovo corto, Ira, lo vedremo nell’antologico 7 Sins. Il lungometraggio Me and the Devil verrà proiettato domani 8 giugno all’Apulia Horror Film Festival.

Persona di Dan Blasterio.

Possiamo definirlo senza paura di smentita un omaggio a Nikita di Luc Besson. È il corto forse più ambizioso tra i sette presentati. Blasterio si destreggia bene tra scrittura, fotografia, e montaggio. Alcune cose non vanno, la più evidente è la voce al telefono del mandante.

Sottopelle di Felice Antignani.

Tema del corto il traffico di organi ma c’è anche la tossicodipendenza, la povertà, la prepotenza delle ricche multinazionali. Probabilmente il migliore della collezione grazie soprattutto al finale senza speranza in cui anche il personaggio che pareva incorrotto si lascia travolgere dall’andazzo generale.

Il gatto di Schrodinger di Ila Scattina.

La storia è quella di un tizio spiantato e del fratello gemello ricco. Si parla di scambio di persona, complotto ma soprattutto di karma, nel finale che tutto ribalta e appiana.

Es di Daniele Zinelli.

Si parla di mancanza di lavoro, del sonno della ragione che genera mostri. Se la linea di demarcazione tra reale e irreale a volte ricorda situazioni già viste e riviste (il mostro riflesso nello specchio che sparisce come il protagonista si volta, per esempio), in altre tenta strade originali o per lo meno meno abusate. Lavorando su queste ultime Zinelli potrà fare belle cose in futuro perché le intuizioni ci sono.

Claustrophobia di Francesco Longo.

Uno dei primi cortometraggi di Longo, raccontato tutto senza l’uso della parola. Una ragazza si sveglia in uno scantinato e cercherà di uscirne. Nel cast Veronica Urban, Roberto Ramon e Michael Segal tre volti noti nei lavori di Longo ma non solo.

Aspettiamo l’imminente Clara, suo primo lungometraggio, per capire meglio la sua reale pasta.

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