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[RECENSIONE] The Lodge (Veronika Franz e Severin Fiala)

Dopo Goodnight Mommy il duo formato da Veronika Franz e Severin Fiala anche con The Lodge continua a ragionare intorno a famiglie incasinate e incomplete e lutti da elaborare nei modi più malati, folli, bizzarri e nocivi in abitazioni isolate che aiutano la bomba ad esplodere in modo fragoroso. E come nel loro esordio anche qui ci sono due giovani protagonisti e un donna che non accettano e mal sopportano riversando su di lei tutte le loro crudeltà e frustrazioni.

I due ragazzini sono i fratelli Mia (Lia McHugh) e Aidan (Jaeden Martell), la donna che si ostinano ad odiare è Grace (Riley Keough): la compagna (dall’infanzia drammatica) del loro papà psischiatra (Richard Armitage) da loro ritenuta responsabile del suicidio della mamma (Alicia Silverstone).

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Quando però stuzzichi e provochi la persona sbagliata le conseguenze non possono che essere tremende e imprevedibili. Consci del suo passato, che scoprono attraverso internet e una pubblicazione del padre, i due ragazzini (approfittando di una breve vacanza in una casa tra le nevi e di una improvvisa partenza del papà) cominciano a provocare Grace puntando tutto sul suo passato in una setta religiosa capitanata dal padre, congrega che terminò di esistere con un suicidio di massa.

Solo che i due rancorosi e poco lungimiranti ragazzini non hanno considerato tutte le varianti, i possibili risultati della loro crudele decisione. Trovato il facile e morbido punto di rottura di Grace non riescono a gestirne gli sviluppi, innescando una reazione a catena dagli effetti drammatici ed imprevedibili.

Di rimando The Lodge (che i due scrivono con Sergio Casci) è un film sulla pericolosità degli estremismi religiosi ma soprattutto sui danni del restare morbosamente attaccati a ciò che non c’è più, e numerosi oggetti presenti nella storia sono lì per questo, a cominciare dalla bambola di Mia sostitutivo della mamma morta.

The Lodge, primo lungometraggio in lingua inglese per la coppia austriaca di Goodnight Mommy (tra i produttori c’è la britannica Hammer), va decisamente controcorrente rispetto ai classici thriller dei nostri giorni fregandosene di un ritmo forsennato o di una soluzione consolatoria.

Ed è proprio nel finale che The Lodge resta impresso in modo definitivo: una conclusione che non si dimentica e scalfisce lo spirito perché racconta la sconfitta della razionalità.

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