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Lorenzo Lepori - set Notte Nuda

«Non c’è buon risultato senza sofferenza»: INTERVISTA a Lorenzo Lepori per Notte Nuda

Lorenzo Lepori è un inarrestabile torrente di parole e il suo entusiasmo è decisamente contagioso. Sono appena terminate le riprese del suo nuovo film Notte Nuda. È rilassato ed eccitato nello stesso tempo, soddisfatto di quanto fatto fino ad ora e ha voglia di parlarne. Lo chiamo mentre è al lavoro sul montaggio del film.

Come nel mio immaginario del toscanaccio irriverente e senza peli sulla lingua, alla Amici Miei, usa un linguaggio colorito e non si prende mai troppo sul serio, consapevole che i suoi lavori appartengono alla nicchia della nicchia del genere horror. Termine, horror, che a lui non piace molto se si deve parlare dei suoi lavori, come ci spiegherà nell’intervista.

Con Lepori abbiamo parlato della lavorazione di Notte Nuda, dove sono stati utilizzati dei sadici ma efficaci metodi alla Alfred Hitchcock o Lars von Trier, ma anche del suo modo di intendere il cinema fantastico: un genere che ha il potenziale enorme di permettere all’autore di poter parlare di sé e del mondo ma che invece viene intrapreso spesso più per moda o per disperazione che non per un vero amore nei suoi confronti.

NOTA: tutte le foto presenti nell’intervista sono prese dalla pagina FB di Notte Nuda.

Un momento della lavorazione di Notte Nuda nel bosco di Ponte Buggianese in provincia di Pistoia.
A sinistra il fonico Marco Nincheri, L’operatore Lorenzo Cingna, dietro di lui Lorenzo Leopori.

Lorenzo, che cosa dobbiamo aspettarci da Notte Nuda?

Si tratta di un horror piuttosto classico, molto italiano come atmosfere e come modi. Siamo sul mio solito tono un po’ grottesco però ho cercato di metterci un’ironia un po’ più sottile. Non siamo sul demenziale. Ho cercato di allontanarmi da questo modo di affrontare l’orrore. Parlare di horror poi mi sta un pochino sul cazzo. Cinema fantastico è meglio. Horror mi vengono sempre in mente le motoseghe. Con Notte Nuda siamo nel cinema fantastico. Ho rifrullato delle cose classiche alla Vampira con un uomo lupo anche se è più esatto dire uomo cinghiale o uomo-bestia. Ci sono delle cose molto italiane come stile, come approccio.

Io poi sono ossessionato da certi modi di Lucio Fulci. Per quanto se ne parli in Italia non c’è qualcuno che persegue il suo cinema, che è anche un modo di approcciare la vita. Quello che manca oggi nel cinema fantastico italiano probabilmente è questo: il confronto tra il privato dell’autore e quello che c’è fuori.

Come la vedi la situazione in Italia?

Oggi in Italia non c’è un scena horror, non c’è un gruppo per quanto qualcuno faccia finta che esista. Siamo tante teste singole. La maggioranza arriva al cinema fantastico o alla narrazione fantastica per disperazione o per moda. Chi lo fa perché lo ama e persegue una propria poetica sono pochi. Uno di questi è Ivan Zuccon, che è un campione di coerenza: tutta la vita ha sempre fatto questo perché è quello che gli piace.

Ci sono punti in comune con Catacomba?

Catacomba è stata una sperimentazione. Mi piacerebbe proseguire un discorso che è stato abbandonato dal cinema fantastico italiano. C’è uno stile prettamente italiano che penso sia unico, soprattutto all’interno dell’editoria del fumetto erotico o porno/horror degli anni ’70 – ’80. Con quella matrice lì sto cercando di confrontarmici. Ho iniziato con Catacomba e adesso con Notte Nuda la continuo. Quindi è una prosecuzione. Ho abbandonato, spero di averlo fatto, le varie citazioni e autocitazioni che sono una specie di peste che imperversa in chiunque faccia questo tipo di cosa, di film o di attività più o meno underground o di genere: sembra sempre che si debba citare qualcosa o qualcun’altro, invece io ci terrei a proseguire un qualcosa che viene dal passato ma che ci sta benissimo anche ora.

Come sono andate le riprese? Pascal Persiano dopo Catacomba ritorna in Notte Nuda…

Devo dire che si è veramente impegnato tanto. È stato sottoposto a delle torture veramente indicibili, come tutti quelli del film. È stata una lavorazione mostruosa, non sto neanche a dire: ore e ore al giorno di riprese anche nella settimana più calda da sedici anni a questa parte, erano 43 gradi tutti i giorni. È stato un incubo ma un’esperienza. A me piace che il film sia un’esperienza per tutti. A me piace che sia come un happening la ripresa. La sceneggiatura c’era (scritta con Antonio Tentori n.d.r.) ma erano trenta pagine, era un canovaccio. Usando la sceneggiatura in maniera libera abbiamo sperimentato, ognuno ha messo del suo ed è venuta una cosa molto interessante. Sono contento perché è stata una bella esperienza: scioccante, terribile, stancante, però non è morto nessuno e già questo è tanto. Il mio corpo è tutt’ora cosparso di segni, lividi, cose terribili che chissà quando se ne andranno. È successo di tutto, gente che ha perso i ponti, di tutto. Però tutti erano esaltati da questo. È bello quando vedi la prova di forza, quando vedi le persone che di fronte al dolore, al tentativo disperato di creare qualcosa, riesce a raggiungere qualcosa. È stato molto bello vedere questo. Che poi è tutto lì: se vuoi qualcosa di più è la volta che soffri, loro hanno voluto fare qualcosa di più e secondo me verranno premiati perché Notte Nuda è un film che ha una sua personalità e forse è anche più corretto di altre volte nella sua grammatica.

Sto sempre parlando di una cosa mia, quindi vanno usate le giuste proporzioni, però è stato interessante, molto intenso, e per una volta ci sono stati dei più che buoni effetti speciali.

L’effettista Stefano Pizzolitto al lavoro su una protesi dentaria per il film Notte Nuda di Lorenzo Lepori
Lorenzo Lepori e Simona Vannelli sul set di Notte Nuda.

Per una volta, per la prima volta nella mia, ho visto tutta la troupe che si è veramente applicata. Tutti avevano la sensazione di lavorare a qualcosa di interessante e di bello, hanno lavorato bene e si sono impegnati. Di solito io faccio per 20 invece a questo giro ho avuto una troupe di altre quattro persone, i due fonici e i due operatori che mi hanno assistito, che sono stati fantastici ed è la prima volta che trovo delle persone che veramente si lasciano prendere la mano da un sogno, dall’idea di fare qualcosa di più della loro vita.

I disagi legati alla lavorazione hanno aiutato la recitazione?

La sofferenza è sempre una cosa buona non c’è niente da fare, non c’è arte senza sofferenza, un film fatto in allegria e tra amici col volemose bene viene sicuramente una merda.

Qui invece ho visto la sofferenza di tutti, sofferenza intesa anche a livello fisico perché se la sceneggiatura prevede prove fisiche non è che c’abbiamo le controfigure che si rotolano giù per la scarpata al posto tuo. Devi essere tu a buttarti giù sperando che non ti rompi nulla, e per fortuna nessuno si è rotto niente. Poi io sono anche un pochino sadico forse, mi piace vedere quando dallo sforzo esce qualcosa di vero. Allora soprattutto lo spettatore gode di più. Con gli attori se tiri un po’ la sopportazione qualcosa di vero viene fuori. Quindi sono piuttosto contento anche della recitazione.

Sono molto soddisfatto, siamo tutti molto soddisfatti. Sono contento: sta venendo un bel prodotto. In questi mesi finisco il montaggio.

La colonna sonora chi la farà?

Io e i due fonici del film abbiamo una band che si chiama Terapia dell’imbarazzo. Non so neanche definire che musica facciamo: un po’ noise, un po’ hardcore, un po’ stoner, un gran casino. Sarà probabilmente molto low-fi, un po’ anni ’80 con i sintetizzatori. Sarà qualcosa un po’ krautrock un po’ carpenteriana, qualcosa su questo stile qui.

https://www.facebook.com/terapiadellimbarazzo/videos/153862401757217/

Dove vedremo Notte Nuda una volta completato?

Ho trovato un piccolo spiraglio distributivo, è stato un colpo di fortuna e posso ringraziare Pascal Persiano per questo.
Ho già degli accordi qui per l’Italia, bisognerà vedere come fare per rifilare anche all’estero uno dei miei film ma ce la dovrei fare a questo giro perché il prodotto è più quadrato. Credo che riusciremo a piazzarlo commercialmente parlando anche all’estero e nei festival.


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