[RECENSIONE] "Koala" di Cristina Puccinelli (cortometraggio)
Non conosciamo noi stessi, possiamo
dire di conoscere “gli altri”? Arriva il giorno in cui, colpiti
da un lampo di lucidità, ci svegliamo dimenticandoci la lunga notte
delle apparenze. Il mondo intorno a noi ci appare di colpo assurdo,
stupido, minaccioso: un incubo. Lo incolpiamo, mentre cerchiamo alibi
per noi stessi. Ma più scaviamo in profondità e più l'incubo si
complica, si avvita su se stesso e prende consistenza.
Denise Capezza in una scena del corto, foto da cristinapuccinelli.com
“Koala”, il nuovo corto di Cristina
Puccinelli presentato al Festival del Cinema di Roma, è un viaggio
che mescola generi e indaga con leggerezza la nostra realtà.
Ossessioni sopra le righe, frutto di fantasia o di una realtà che è
partita per la tangente, sta perdendo i suoi lustrini ed è
simbolizzata dal koala del titolo. Siamo koala, ci accoppiamo come
koala, ci attacchiamo agli altri come koala a costo di renderci
ridicoli...
E gli amici? Distratti.
E l'autorità costituita? Cerca fatti
laddove fatti non ce ne possono essere, essendo tutta la nostra
esperienza costantemente filtrata dalle nostre suggestioni.
Cristina ha una cifra stilistica che
noi di Klub99Cinema abbiamo imparato ormai a riconoscere: lo sguardo
ironico della macchina da presa è quello di chi riesce a distinguere
la propria esperienza da una visione delle cose più distaccata,
necessaria per poterle raccontare al meglio.
Cristina sa dove mettere la macchina da
presa per rinforzare la storia raccontata.
Questo lavoro è forse ancora più
raffinato dai precedenti dal punto di vista estetico ed è
impreziosito dalla protagonista Denise Capezza che è sempre naturale
nella sua improvvisa, lucida, sovrimposta isteria.
Da vedere augurandosi ancora un volta di vedere presto Cristina alle prese con un lungometraggio.
Stefano Nicoletti
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