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[RECENSIONE] Aniara (Pella Kagerman, Hugo Lilja)

Dalla Svezia arriva il fantascientifico Aniara – Rotta su Marte, diretto da Pella Kagerman e Hugo Lilja, tratto dal poema del Premio Nobel Harry Martinson.

Il pianeta Terra non è più abitabile. Un’astronave carica di terrestri diretta verso Marte subisce un incidente e senza più carburante né rotta prestabilita inizia a vagare nello spazio.

Come reagiscono i passeggeri all’imprevisto? Inizialmente usufruendo di MIMA: una intelligenza artificiale che fa rivivere ricordi belli legati alla Terra e alla sua natura (perduta). Quando però, per l’appunto, diventa chiaro che non si raggiungerà mai il pianeta rosso, le immagini piacevoli vengono sostituite da altre catastrofiche, il che porta MIMA all’autodistruzione per (eccesso di) empatia verso la sofferenza dei viaggiatori. Ed i suicidi aumentano sempre più anche tra le persone, che sempre più in preda allo sconforto e alla depressione cercano di porvi rimedio creando un culto religioso orgiastico legato al computer morto.

L’umanità agli sgoccioli, ad un passo dall’estinzione, fugge dal pianeta Terra cercando di modificare il suo futuro segnato. Ma cambiare il destino è impossibile perché ciò che è scritto deve compiersi.

Ed è proprio nel momento della cupa consapevolezza che in Aniara – Rotta su Marte esce fuori la natura umana.

Anche perché il carico umano non è composto esclusivamente da illuminati, scienziati, studiosi, persona dotate di senno davvero in grado di ricominciare da zero senza fare gli stessi errori che hanno portato l’umanità alla quasi cancellazione. Nell’astronave ci sono per lo più i soliti ricchi, arroganti, presuntuosi, capricciosi, visti anche nel recente Triangle of Sadness.

E l’universo insieme al karma e alla sua infallibile livella, intercettano e intervengono per fermare una volta per tutte il parassita indesiderato che scalpita nell’enorme centro commerciale spaziale.

In questo viaggio stellare senza fine esce fuori la natura umana, manipolatoria, menzognera, patriarcale, violenta, assetata di potere, ma di contro anche disperata, debole, spaventata da ciò che non si conosce o non vuole accettare.

Aniara – Rotta su Marte (2018) ha vinto il premio Asteriode al Trieste Science + Fiction Festival 2019.

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