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[RECENSIONE] The Leftovers – Svaniti nel nulla (serie tv, stagione 1)

Scrivo dopo aver visto l’ottava puntata di The Leftovers – Svaniti nel nulla (la prima serie ne conta dieci, la seconda è in preparazione).
Mi capita spesso di parlare di film che sono da vedere anche solo per una scena ben precisa.

Ecco, con lo spostamento di molti sforzi produttivi dal cinema alle serie tv, era inevitabile che accadesse anche quello che mi è successo con The Leftovers – Svaniti nel nulla: innamorarsi di una singola puntata e pensare che varrebbe la pena sobbarcarsi tutta la serie anche solo per poter apprezzare quella: nel caso specifico, la numero sei.

Lì c’è la perfezione della scrittura, delle ambientazioni, dei personaggi e delle soluzioni per tirarne le fila. C’è anche la sensazione di pace inquieta che si sperimenta quando si sa di vivere una situazione difficile e contemporaneamente di aver fatto tutto, tutto quello che era possibile fare.

The leftovers, sulla scia di altre serie come Forward, tratta di eventi inspiegabili vissuti da tutta la collettività, che viene studiata al microscopio per verificarne le reazioni. Nel caso specifico, si è verificata la contemporanea sparizione di un essere umano ogni cinquanta in tutto il mondo.
Il campione che viene vivisezionato è quello di una piccola cittadina americana di provincia, con il solito sceriffo problematico a provare a farsi carico di tutto il dolore che lo circonda.

Diretta con buone scelte d’atmosfera, alterna puntate più intimiste ad altre più movimentate, nervose, angoscianti. L’angoscia è un filo conduttore forte della serie e spesso ogni fine puntata è accompagnato da un sospiro di sollievo, a ricordarci che le immagini in movimento servono anche per tenere in movimento quelle sensazioni sopite da tutte le stressanti comodità che ci circondano.

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