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[RECENSIONE] Il bestione (Sergio Corbucci)

Il Bestione di Sergio Corbucci racconta la storia di un’amicizia che cresce piano, con diffidenza, ma che poi diventa forte fino a condividere il buono e il cattivo tempo. Sandro è un camionista un po’ in là con gli anni, quando il suo collega Matteo non supera la visita di idoneità per poter guidare arriva a sostituirlo Nino un giovane meridionale. Tra i due all’inizio c’è attrito. Sandro tiene le distanze, un po’ perché gli manca il suo vecchio copilota ma soprattutto perché Nino essendo parecchio più giovane di lui viene visto quasi come un rivale, come quello che un giorno gli ruberà il posto.

Eppure piano piano arriveranno a diventare amici, a dividersi donne, denaro, esperienze di solitudine, problemi. Sandro e Nino si completano a vicenda, sono il vecchio senza più molte speranze nella vita che assorbe energia dal giovane e il giovane senza molta esperienza che apprende dal vecchio come si sta al mondo, diventando un tutt’uno. Fondano una società -perché sotto padrone non ci vogliono più stare- e il loro interscambio, la loro amicizia, la loro unione, non fa che consolidarsi ancor di più.

Sorta di western on the road, Il bestione è uno di quei titoli di Sergio Corbucci che oggi purtroppo nessuno ricorda. Al posto delle carovane ci sono i camion, invece dei saloon le trattorie ma come nei western ci scappa sempre la scopata o la scazzottata. Tutto il film può essere letto come una rilettura in chiave moderna del genere che al regista ha dato più soddisfazioni (a parte il famoso Vamos a matar compañeros ricordiamo anche il misconosciuto Il grande silenzio qui recensito poco tempo fa) insieme alle commedie.

Inizialmente per i due protagonisti Corbucci aveva pensato a Bud Spencer e Adriano Celentano, il primo però non se la sentì di confrontarsi con il molleggiato, di lì a poco poi il contratto che il cantante aveva con il produttore della pellicola Carlo Ponti scadde. Si pensò allora alla coppia Giannini-Gassman ma fu il primo questa volta ad intuire che il confronto lo avrebbe danneggiato. Fu preso in considerazione Lino Ventura che però risultò indisponibile, ingaggiarono allora Michel Costantin, scelta quanto mai azzeccata.

Corbucci ancora una volta dimostra in questo film di essere un regista con le palle: la scena finale con il camion lì lì per precipitare coinvolge emotivamente come poche altre.

Assolutamente da riscoprire.


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