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[RECENSIONE] Wild Beasts – belve feroci (Franco Prosperi)

Nel genere degli eco-vengeance, inaugurato da Hitchcock con Gli uccelli, il cinema di casa nostra negli anni ’80 ha detto la sua con film come Rats di Mattei o Wild Beasts di Franco Prosperi. Il primo descrive un mondo dopo un’apocalisse che ha ridotto i pochi umani superstiti in balia di un’orda di topi numerosa, intelligente e che si trova ovunque. I roditori piovono dall’alto, escono dal sottosuolo, sono onnipresenti.

Wild Beasts descrive invece gli attimi, e le cause, che portano all’apocalisse. In uno zoo di una città del nord Europa un’acqua contaminata dalla solita diavoleria umana fa impazzire gli animali in gabbia, un blakout li libera e inizia così la lunga scia di morte. Ma gli animali sono solo l’inizio, e la fase successiva vede protagonista l’uomo. E così il cerchio si chiude, chi è causa del suo mal pianga sé stesso, l’uomo che ha iniziato il casino vede le sue cazzate rivoltarglisi contro come un boomerang a trecentosessanta gradi, perché (anche) qui si applica il taglione.

Dirige Franco E. Prosperi il co-regista, insieme a Gualtiero Jacopetti, di Mondo Cane. Bisogna ammettere che, nonostante gli evidenti limiti dovuti alla produzione a basso budget, il film non è invecchiato poi così male, alcune sequenze sono girate piuttosto bene come per esempio quella nella metro o quell’altra nella scuola di ballo con i bambini che bevono l’acqua contaminata.


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