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La saga di Alien in breve: i quattro film col bavoso mostro spaziale

Alien (1979) di Ridley Scott
soggetto: Dan O’ Bannon, Ronald Shusett
sceneggiatura: Walter Hill, David Giler
attori: Sigourney Weaver, John Hurt, Ian Holm, Tom Skerritt, Veronica Cartwright, Harry Dean Stanton
fotografia: Derek Vanlint
scenografie: Michael Seymour
montaggio: Terry Rawlings, Peter Weatherley, David Crowther (del director’s cut).
musiche: Jerry Goldsmith
produttori: Walter Hill, David Giler, Gordon Carroll

Il capostipite della tetralogia, il secondo film di Ridley Scott, e l’apripista di un nuovo modo di fare cinema. Horror e fantascienza non si erano mai fusi così prima d’ora. John Hurt spanzato dal piccolo alien, Ian Holm scienziato robot da prendere a legnate, un mostro spaziale che attraversa diverse trasformazioni dalla nascita all’età adulta, e con una donna (la Weaver) che alla fine sconfigge il mostro realizzato dal nostro Carlo Rambaldi sui disegni di Giger.

Da questo film in poi niente sarà più come prima, le sue influenze arrivano fino ai giorni nostri.

Apparentemente semplice (un mostro uccide i membri di un’astronave) Alien è in realtà un film con molteplici letture e argomenti col rischio quindi di vederci anche quello che non c’è. Molti i nomi coinvolti nel progetto di una certa importanza, da Dan O’ Bannon (sceneggiatore di Dark Star e regista di Il ritorno dei morti viventi) a Walter Hill (I guerrieri della notte, 48 ore).

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Aliens: scontro finale (1986) di James Cameron
t.o.: Aliens
soggetto: James Cameron, David Giler, Walter Hill
sceneggiatura: James Cameron
attori: Sigourney Weaver, Lance Henriksen, Bill Paxton, Michael Biehn, Carrie Henn, Paul Reiser, Jenette Goldstein, William Hope
fotografia: Adrian Biddle
scenografie: Peter Lamont
montaggio: Ray Lovejoy
musiche: James Horner
produttori: Gale Anne Hurd, Walter Hill, David Giler, Gordon Carroll

Nel 1986, arriva il sequel di Alien.

50 anni e passa dopo la sua disavventura Ripley si risveglia, neanche il tempo di riprendersi dallo shock che deve ripartire per il fottuto pianeta dove tutto ebbe inizio. Motivo? Il posto nel frattempo è diventato una colonia abitata da terrestri che però non dà più segni di vita. Con un gruppo di marines scende sul pianeta. La base dei terrestri è devastata, gli abitanti tutti morti. Si è salvata solo una ragazzina, Newt, che instaura con Ripley sempre più un rapporto madre-figlia.

Principalmente però in Aliens: scontro finale c’è da menare agli alieni perché questa volta (come anche il titolo al plurale suggerisce) non ce n’è uno solo ma molti. Fino allo scontro finale con la regina, la madre pregna di tutti i bastardi alieni che si è legato al dito il fatto che Ripley gli ha bruciato un po’ di uova.

Va da sé che rispetto al primo film aumenti qui la componente action. Altra novità sta nella rappresentazione del mostro: se nel primo film si nascondeva per lo più nell’oscurità in questo secondo episodio viene mostrato chiaramente, magari perché illuminato dai lampi delle armi da fuoco dei militari.

Torna con Bishop il personaggio dell’androide ma questa volta è buono, meno robot, meno marionetta rispetto al personaggio di Ash, più indipendente e coscienzioso. Inizia a sentirsi l’astinenza sessuale di Ripley.

Dopo la storica cacciata dal set di Piranha Paura e il successone di Terminator, James Cameron sbanca ancora una volta il botteghino. 

Gli aliens questa volta vengono realizzati da Stan Winston.

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Alien³ (1992) di David Fincher
soggetto: Vincent Ward
sceneggiatura: Walter Hill, David Giler, Larry Ferguson
attori: Sigourney Weaver, Charles Dance, Charles S. Dutton, Paul McGann, Ralph Brown, Brian Glover, Pete Postlethwaite, Christopher Fairbank, Danny Webb, Christopher John Fields, Holt McCallany, Lance Henriksen
fotografia: Alex Thomson
scenografie: Norman Reynolds
montaggio: Terry Rawlings, David Crowther
musiche: Elliot Goldenthal
produttori: Gordon Carroll, David Giler, Walter Hill, Sigourney Weaver

Scampata anche alla regina, Ripley precipita con la navicella di salvataggio in un pianeta-prigione. Hicks e Newt, gli unici saliti a bordo con lei, sono morti. Ben presto si scopre che la regina madre prima di schiattare ha deposto delle uova che hanno ingravidato Ripley. Senza capelli (nella prigione girano i pidocchi) senza armi né tecnologie avanzate i detenuti dovranno lottare contro l’alien che film dopo film non fa che evolversi. L’ormai sfacciato appetito sessuale di Ripley, che, a proposito, di nome fa Ellen, viene finalmente appagato con un ex detenuto, Clemens.

Alien³ è la pellicola che fa debuttare sul grande schermo il videoclipparo David Fincher il quale però si è allontanato dal film subito dopo, non vogliamo dire disconoscendolo ma ci siamo vicino. Eppure questo terzo episodio va in una direzione tutta sua, diversa dai precedenti film.

Innanzitutto per il suo impianto visivo dalle forti predominanze cromatiche gialle e verdi capaci di dare un senso di sporco e di cupezza notevoli, questo è infatti il capitolo più pessimista, e per l’utilizzo delle soggettive del mostro che rincorre i carcerati utilizzando il soffitto le pareti e il pavimento. Torna Henricksen nel ruolo dell’androide Bishop.

Questo terzo episodio si è avvalso degli effetti speciali di George Gibbs, Alec Gillis e Tom Woodruff Jr..

Curiosità: Newt questa volta è interpretata, anche se solo da morta, da un’altra attrice: Danielle Edmond. Sia lei che Carrie Henn hanno girato solamente un film.

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Alien: la clonazione (1997) di Jean-Pierre Jeunet
t.o.: Alien resurrection
soggetto e sceneggiatura: Joss Whedon
attori: Sigourney Weaver, Winona Ryder, Dominique Pinon, Ron Perlman, Gary Dourdan, Michael Wincott, Kim Flowers, Dan Hedaya, J. E. Freeman, Brad Dourif
fotografia: Darius Khondji
scenografie: Nigel Phelps
montaggio: Hervé Schneid
musiche: John Frizzell
produttori: Bill Badalato, Gordon Carroll, David Giler, Walter Hill, Sigourney Weaver

Alien la clonazione è forse il capitolo migliore dopo il capostipite. Merito di una storia piuttosto originale e ben scritta da Joss Whedon (futuro regista di The Avengers e sceneggiatore di Quella casa nel bosco, il miglior film horror dell’anno). Alla regia questa volta il visionario francese Jean-Pierre Jeunet.

200 anni dopo le vicende del terzo episodio Ripley è stata clonata per estirpare dal suo corpo la nuova regina madre. Il motivo è sempre quello, sin dal primo film, gli aliens fanno gola -ai soliti potenti che comandano tutto, esercito compreso- per il loro potenziale distruttivo. Un’arma di distruzione di massa come mai si era vista nell’universo conosciuto.

E la grossa novità sta proprio nel personaggio di Ripley che qui assume atteggiamenti animaleschi lontani da quelli spauriti (leggi umani) degli altri film. Dentro di lei c’è infatti un po’ di DNA alieno che la rende praticamente invincibile e insensibile almeno fino a quando non incontra prima i sette cloni che l’hanno preceduta, per questo lei viene chiamata dagli scienziati-militari la numero 8, e poi l’alieno uscito dalla seconda covata che aveva in petto, alieno, più umanoide dei precedenti, che alla fine uccide (ancora una volta scaraventandolo nello spazio) con profondo rammarico.

A causa della sua doppia natura Ripley è combattuta se aiutare i terrestri o gli alieni, se salvare il genere umano o dare una seconda possibilità ai mostri.

Chi dimostra sensibilità è invece l’androide interpretato da Winona Rider, un robot molto vicino alle sensibilità dickiane. 

Unico neo probabilmente sta nel finale troppo consolatorio in cui le due donne finalmente approdano sul pianeta Terra.

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