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Porn to be Free: intervista al regista Carmine Amoroso

Il dovere mi impone di tornare a parlare di Porn To Be Free.

Perché da essere pensante, anticonformista e un filino rompicoglioni, provo una istintiva simpatia per questo documentario di Carmine Amoroso (Cover Boy) che parla della lotta per la libertà di espressione dell’industria cinematografica del porno in Italia. Perché da ultrà del cinema (soprattutto dell’orrore) la parola censura mi provoca fastidio. Perché il porno è un ottimo strumento per capire quanto è libero ed evoluto un paese, il nostro Paese.

Per saperne di più sul suo progetto ed aiutarlo nel mio piccolo a completarlo (mancano poco più di 15 giorni alla fine della campagna di raccolta fondi) l’ho contattato via web per fargli alcune domande.

Perché un documentario sulla liberazione del porno in Italia?

Perché la mia sensazione è che stiamo tornando indietro. Nella nostra epoca politicamente corretta stiamo vivendo un periodo di neo-puritanesimo. E i territori che abbiamo conquistato dopo anni di lotte vanno difesi strenuamente.

Attraverso la pornografia si è lottato contro la censura, contro il comune senso del pudore. Negli anni ’70 la pornografia è stata determinante per la liberazione sessuale, per la libertà di espressione, per le battaglie civili.

Ricordiamoci sempre che in alcuni paesi, per reati legati alla pornografia, è ancora prevista la pena di morte come nella maggior parte dei paesi arabi, in Cina, in Corea del Nord ecc.

Che difficoltà hai incontrato fin’ora nel realizzarlo?

Ho incontrato moltissime difficoltà perché nessun produttore, nessuna televisione, nessuna istituzione come il Ministero ha voluto finanziarci. È bastata la parola “porno” per tirarsi indietro. Nonostante faccia parte della nostra cultura il porno fa ancora molta paura. Spesso se ne parla evitando di parlare dello stesso oggetto in questione. Mostrarlo poi fa ancora più spavento.

Qual è secondo te il peggior luogo comune che il porno ha dovuto combattere in Italia?

Secondo me la differenza tra porno ed erotismo. Una differenza assolutamente sciocca. L’erotismo è stato sempre visto come qualcosa di positivo, la pornografia come qualcosa di demoniaco. Purtroppo anche in ambiti intellettuali. La verità è che non dall’erotismo ma dalla pornografia sono venuti i veri assalti alla morale, al pensiero, alla comprensione della complessità dell’esperienza umana.

Ci sono differenze tra la lotta che c’è stata qui da noi e quella negli altri paesi?

Penso che la più grande differenza sia dovuta al fatto che in Italia un personaggio come Riccardo Schicchi, il corrispettivo dell’americano Larry Flynt, sia riuscito a creare un’attenzione per la pornografia che non esiste in nessun altro paese del mondo. Negli altri paesi la pornografia non riusciva a vivere sui mass media. Quì in Italia alcune pornostar sono diventate vere e proprie star mediatiche come Cicciolina, Moana Pozzi e Eva Henger.

Una volta terminata la post produzione quale sarà il percorso di “Porn To Be Free”?

Speriamo di venire selezionati in qualche festival, di trovare un distributore che ami il progetto e ci possa accompagnare in un percorso di visibilità, sia attraverso le sale che nelle nuove piattaforme web.


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