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[NEWS] “Stella Amore” raccoglie premi aspettando… il Koala

Best Foreign Language Film Award – The Route 66 International Film Festival
Miglior Regia – CortoDino
Miglior regia femminile – Fano International Film Festival
Best Film – Short to the pointMiglior attrice – Roma Creative Contest
Premio del pubblico, Miglior attrice – VideoCorto Nettuno
Miglior regia – Corti di sabbia

… e tra i premi ricevuti da Stella Amore di Cristina Puccinelli, il corto di cui abbiamo parlato qualche mese fa, sicuramente ce n’è qualcuno che mi sono perso per strada.  I premi si concentrano sulla regia di Cristina e sull’interpretazione di Eleonora Gentileschi, la bambina protagonista del corto.  Sono tutti meritati.

La regia di Cristina Puccinelli è attenta alle sfumature della storia e riesce a mantenerla fresca e suggeritrice di sviluppi. Eleonora invece ha un talento naturale per la recitazione che mi auguro venga preservato lasciando intatta la sua fonte d’ispirazione primaria, cioè la sua infanzia da bambina qualsiasi. Stella Amore, quindi, è un lavoro maturo su realtà, finzione e autosuggestione che senz’altro meriterebbe un allungamento dei tempi e degli spazi di riflessione, cioè un lungometraggio. Incontrando Cristina a margine di un nuovo casting per un corto da realizzare in collaborazione con la Fondazione Banca Del Monte di Lucca, mi racconta di aver appena concluso le riprese di “Koala”, cortometraggio prodotto da Raoul Bova con Denise Capezza e Alessio Vassallo. Una storia che mixa i generi, partendo dagli echi di quelli più cari al Klub 99 per dirigersi poi verso il campo da gioco preferito da Cristina, quello dell’osservazione dei personaggi alle prese con situazioni critiche, originali, sorprendenti o indecifrabili.

Il montaggio è appena iniziato, lo vedremo solo nei prossimi mesi, ma già parlare di un film in questa fase di mezzo tra il mondo delle possibilità e quello della realtà è un piacere da veri cultori.

Dico a Cristina che il suo lavoro è ricco di dettagli, quelli che rendono una storia leggera e profonda allo stesso tempo. Mi sottolinea che la comune passione del cinema ci porta inevitabilmente a diventare eterni osservatori di quello che circonda. Finiamo discutendo di quel regista (o era l’altro?) che dichiarò morta la commedia all’italiana incolpando i registi che avevano smesso di prendere l’autobus, cioè di guardare la realtà delle persone comuni. È una coincidenza che Cristina abbia girato il suo primo corto proprio su un autobus? Non so, ma da quell’autobus, quello figurato inteso dal famoso regista, Cristina mi sembra proprio che non voglia scendere, per fortuna dei suoi spettatori di oggi e di domani.


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