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[ARGOMENTI] Lettera ad Attori, Registi e Autori INDIPENDENTI che… “sognano di essere DIPENDENTI”.

INDUSTRIA: lavoro organizzato e sistematico, svolto nei grandi complessi produttivi. a) realizzazione in serie di prodotti d’interesse collettivo

INDIPENDENTE: In generale, che non dipende, che non è soggetto o subordinato ad altre persone o ad altre cose. a) Che non dipende finanziariamente da altri. b) Che non intende, nelle sue opinioni e decisioni, seguire il giudizio, l’autorità, il modo di vedere e di pensare altrui.

Ho voluto iniziare l’articolo con due parole importanti e “abusate” al giorno d’oggi dai Filmmakers: INDUSTRIA (del cinema) e (cinema) INDIPENDENTE. Aiutandomi col vocabolario Treccani, ne ho aggiunto anche l’esatto significato. Perché? Perché oggi si sente molto il conflitto fra l’industria – coi suoi prodotti mainstream – ed cinema indipendente che, a dispetto del passato, non riesce ad imporsi più come una alternativa.

Nomi illustri han speso parole in merito: chi l’avrebbe mai detto che un giorno anche Steven Spielberg avrebbe avuto serie difficoltà a far produrre uno dei suoi film a Hollywood? Eppure andò così per LINCOLN (2012), fra l’altro pluricandidato agli Oscar (di cui ne ha vinti 2). È stato lo stesso regista durante un incontro con gli studenti dell’Università di Southern California, a raccontare la sua disavventura: “La produzione non credevano nel potenziale della biografia e temevano che il film non avrebbe avuto il necessario appeal per sbancare al botteghino!”. Soltanto i suoi investimenti nella distribuzione hanno consentito poi, di superare le forti resistenze degli Studios.

Anche George Lucas ha espresso il suo sconcerto per la situazione attuale, che rischia di compromettere il lavoro di molti talentuosi cineasti che non hanno la sua stessa influenza (economica) nell’industria cinematografica americana e non.

“Il denaro fa girare il mondo” cantava Liza Minnelli nel ’72 in CABARET di Bob Fosse, ma la musica è nota e non cambia mai: affonda radici da quando praticamente esiste il DIO denaro. Partiamo dal concetto che l’industria del cinema non comprende solo la realizzazione del film, ma anche la sua distribuzione nelle sale: la distribuzione e l’afflusso di persone nei cinema costituiscono l’aspetto più delicato perché Televisione, Internet e Pirateria stanno portando via il pubblico alla sala. Ma è inevitabile e chiaro che in un mondo sempre più tecnologico e connesso, si avrà sempre un minore afflusso nei cinema, e non è un caso che alcune lungimiranti emittenti televisive (HBO, Netflix) spendono quanto una produzione cinematografica per la realizzazione di film che poi possono essere visti a pagamento sui loro canali.

Se quindi la perdita economica della sala si sta adattando ad un sistema distributivo “diverso” e al passo coi tempi, il cinema indipendente ha smesso di essere una voce alternativa, trasformandosi in quello che metaforicamente (e tristemente) potremmo descrivere come un fratello minore che cerca di emulare goffamente il papà, sentendosi già grande scimmiottando atteggiamenti e attitudini che però non comprende.

Anche qui in Italia, ma soprattutto qui in Italia… nei festival e sui social, le parole che sento (leggo) dire (scrivere) più spesso ai registi ed attori indipendenti sono CINEMA e HOLLYWOOD: “USCIREMO NEI CINEMA” oppure “HOLLYWOOD CI ASPETTA”… e altre amenità simili. No, non sono cattiva, sono realista… uscire in qualche sala non significa aver avuto una distribuzione o aver fatto incassi, tantomeno significa essere noti al pubblico. Sperare in Hollywood e continuare a millantare ipotetiche “collaborazioni con nomi da Oscar” non vi rende più “fighi”, specie se poi tutto questo resta solo nel fertile terreno delle chiacchiere e degli auto elogi su Facebook. E no, non è nemmeno figo sparare a zero su personaggi come Nolan o Bay che vedete come “rivali” ai quali potreste “insegnare come si lavora”. Sono sicura che voi abbiate delle doti e qualità… però lui è li, in quella Hollywood che bramate da casa, mentre lui è li… a fare miliardi e film. VOI, NO.

James Cameron non si preoccupa se Michael Bay è meglio di lui o incassa di più; James Wan non si preoccupa di cosa fa Aja così come Cronenberg e Carpenter non si son preoccupati di Lynch, Raimi o Craven. Questi registi si son sempre rispettati fra loro, spesso mostrando sincera ammirazione e una SANA competizione. Se volete stare al loro livello, smettetela di paragonarvi ad altri, e fate i vostri films. La competizione serve forse solo a chi fa marketing, non è per “ARTISTI” che stanno cercando di fare qualcosa di “originale”. Concentrandovi su ciò che gli altri fanno, risulterà solo nel visibile fatto che non vi state concentrando su ciò che fate voi, e i risultati spesso PURTROPPO si vedono.

E QUI ARRIVO AL PUNTO DEL MIO ARTICOLO: Attori, Registi, Autori INDIPENDENTI che “sognano di essere DIPENDENTI”.

Come può una figura che si colloca come “finanziariamente autosufficiente, noncurante del giudizio e autorità altrui”, desiderare più di ogni altra cosa al mondo, di essere inserito in un contesto di “lavoro organizzato e sistematico, svolto in grandi complessi produttivi per la realizzazione in serie di prodotti”? Se il vostro sogno è lavorare nell’industria, nessuno vi impedirà di farlo; fate provini, presentate progetti… le produzioni cinema e TV son in costante ricerca di volti e nomi nuovi e non serve davvero recitare ruoli in film indipendenti se siete così coscienti di essere i migliori attori in circolazione: dimostratelo a degli agenti o ai registi che sicuramente vi sceglieranno! Se poi così non dovesse accadere, non date sempre colpa al “sistema”, magari pensate a migliorare voi stessi. Studiate di più, e provateci ancora e tornate a “far sognare il pubblico”.

Dovete capire qual è il vostro posto, perché Il cinema indipendente NON E’ un cinema di serie B, ne è il purgatorio di chi non riesce a fare il cinema “mainstream”… il cinema indipendente è il mezzo di espressione di chi vuole essere libero e vuole essere una voce fuori dal coro. Con l’espressione cinema indipendente si definisce un insieme di modalità realizzative, produttive e distributive, e un ambito creativo il cui sviluppo avviene al di fuori, e spesso in alternativa, alla logica del mercato cinematografico ufficiale e dell’industria oligopolistica delle grandi compagnie di produzione. Pensate ad esempio a John Cassavetes, che sta al cinema indipendente americano come Rossellini sta al Neorealismo. Lui rappresenta uno di quegli artisti che è riuscito a creare qualcosa da zero, presentando un modo di fare cinema completamente nuovo, diventando modello di ispirazione per registi come Martin Scorsese, Solondz o Jarmusch. *In Italia il cinema indipendente è stato caratterizzato da una connotazione sperimentale, artistica o di militanza poetico-politica che ha estremizzato le logiche del cinema d’autore e ha reagito contro la normalizzazione narrativa, spesso supinamente ripetitiva, del periodo più florido dell’industria cinematografica italiana, quello degli anni Cinquanta-Sessanta. Fu a metà degli anni Sessanta che autori ‘fuori dall’ufficialità’ come Tonino De Bernardi, Alberto Grifi, Adamo e Antonio Vergine, Romano Scavolini, Piero Bargellini, Mario Schifano, Luca Patella si riconobbero in un’idea di c. i. formando gruppi di lavoro o cooperative e sperimentando formati e stili (il film d’artista, il super 8, i primi videotape) oltre che modelli produttivi ‘contro’ e fuori dal mercato. (* dall’encicolpedia TRECCANI)

Buttatevi a capofitto nei vostri progetti – qualunque essi siano – senza perderli di vista. NON SCREDITATE I SUCCESSI DEGLI ALTRI, CONCENTRATEVI SUI VOSTRI, perché l’emblema del fallimento (come ha scritto qualcuno) è proprio questo: preoccuparsi di demolire gli altri, invece di preoccuparsi a costruire se stessi.

Perché chi non trova il suo posto, non sta bene da nessuna parte.


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