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[OLTRE LO SPECCHIO] Cutterhead (Rasmus Kloster Bro), la recensione

Claustrofobico e angosciante: non ci sono altri termini per definire Cutterhead, film danese di Rasmus Kloster Bro su una giornalista (Christine Sønderris) che mentre sta documentando i lavori per la costruzione della metropolitana di Copenaghen, per un incidente resta intrappolata in una camera di pressione insieme a due operai: il greco Ivo (Kresimir Mikic) e il rifugiato Bharan (Samson Semere).

Aspettando i soccorsi nel ristretto spazio metallico e sporco, ovviamente la tensione e il nervosismo tra i tre salirà alle stelle, mantenere il controllo (la calma) sarà sempre più difficile e gli egoismi prenderanno il sopravvento sugli altruismi.

Unica impreparata alla situazione, la protagonista Rie per sopravvivere metterà alla prova la sua forza di volontà e il suo equilibrio mentale, ed il sangue che le esce dalle orecchie forse simboleggia anche questo.

L’esordiente nel lungometraggio Rasmus Kloster Bro (che ha anche scritto il film con Mikkel Bak Sørensen) racconta tutto nei veri cantieri della metropolitana danese con riprese a mano (Blackmagic Pocket Cinema Camera e GoPro) e con un uso azzeccato del sonoro tra rumori sordi, striduli e fuori campo, affidandosi però soprattutto alla bravura dell’interprete Christine Sønderris totalmente calata nel personaggio e nella circostanza estrema.

Cutterhead è in concorso per il festival Oltre Lo Specchio.

Curiosità: nel film appare all’inizio Salvatore Striano (Gomorra, Cesare deve Morire), nel ruolo di Alfredo, operaio italiano impegnato nella costruzione del tunnel.

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