Il regista indipendente Luca Bertossi continua a sperimentare sui generi spaventosi e realizza con Anguane probabilmente il suo lavoro migliore grazie ad una storia ispirata ad una leggenda dei suoi posti ed ad uno stile asciutto.
Un ragazzo e una ragazza, zaino in spalla, mano nella mano, se ne vanno a passeggiare in un bosco. Manufatti appesi agli alberi preannunciano l’arrivo dell’irrazionale. Sono amuleti per tenere lontane le anguane, una vecchia leggenda del posto. Lei non sa di cosa si parla, lui sì e glielo spiega per sommi capi. Di lì a poco la situazione precipiterà.
Ad Anguane per creare tensione, e quindi interesse, basta davvero poco: e la cosa che funziona meglio è quel buco nella roccia con dei vestiti parzialmente coperti dalle foglie.
Perché nient’altro serve che la sottrazione quando racconti una storia simile. Non tutto funziona al meglio, come quando sentiamo le risate diaboliche della creatura o vediamo Luca in trance decidere la cosa sbagliata. Di contro non è male l’idea che l’orrore nel bosco si consumi a poca distanza dal centro abitato di Maniago, che i due protagonisti ammirano arrivati sulla croce in cima al monte Jouf.
Anguane si ha voglia di vederlo esteso alla durata di un lungometraggio.
E il corto durante il suo svolgimento dà anche dei primi suggerimenti per poterlo fare, finendo poi in un modo che è sì conclusivo ma apparecchia anche per una continuazione. Una conclusione che in qualche modo (mi par di capire) rilegge la leggenda legata all’anguana per prendere una strada tutta sua.
Non so se l’intenzione di Luca Bertossi e dello sceneggiatore Emiliano Grisostolo (Anna La Nera) sia questa. Non sarebbe male. Se mettono da parte le paraculate (come quelle che ammiccano ai film americani, vedi la citazione a Blair Witch Project*) e prendono invece completamente il sentiero delle tradizioni locali, delle leggende e dei racconti spaventosi dei loro posti, può uscire una cosa originale, magari imperfetta, ma sicuramente genuina e sincera. L’occasione è ghiotta, le potenzialità per fare bene ci sono tutte. A trovare i soldi? Per adesso il corto inizia il suo giro tra i festival.
*: capisco pure che tema e ambientazione siano simili, come assomiglia anche l’approccio registico improntato sul togliere il superfluo, ma quella è roba americana, che distrae.
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