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[RECENSIONE] Contagion (Steven Soderbergh)

Con tutte le star coinvolte in Contagion di Steven Soderbergh per forza di cose qualcuna doveva morire ed è questo l’aspetto vincente di un film che per il resto non dice niente di nuovo. La scena dell’autopsia sul cranio di una di queste superstar, con lo scalpo che va a coprire il suo volto, è un piccolo tiro mancino. Ma qualcuno deve pur crepare quando si parla di un’epidemia che in breve tempo uccide milioni di persone in tutto il mondo.

Una pellicola corale dunque che mette in scena la solita parata di personaggi (semplici cittadini ma anche persone in qualche modo influenti) disposti a tutto pur di salvare i propri cari, con le solite strade di città deserte o invase da una folla impazzita che depreda o distrugge oppure bloccate dai militari per via della quarantena preventiva. L’umanità ancora una volta viene messa alla prova, il destino di tutti si ritrova nelle mani di pochi che forse nascondono qualcosa per trarne profitto.

Malgrado la situazione drammatica è chiaro fin da subito che in questo blockbuster (diretto da Steven Soderbergh, scritto da Scott Z. Burns e coprodotto con i ricchi Emirati Arabi) proprio in quanto tale alla fine l’uomo trionfa sul nemico invisibile perché gli americani almeno a cinema sono ancora padroni del loro destino.

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