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[RECENSIONE] L’Alba del Pianeta delle Scimmie (Rupert Wyatt)

La molla che fa scattare la rivolta di Cesare e di tutte le scimmie nel film L’Alba del pianeta delle scimmie sembrerebbe il desiderio di vendetta e per due motivi. Il primo è dovuto all’abbandono dal momento in cui Will si vede costretto a mandare Cesare (il solito Andy Serkis) in uno zoo facendo sentire l’animale per l’appunto abbandonato. La seconda molla scatta proprio all’interno del giardino zoologico a causa di Dodge, lo stronzetto maltrattatore di turno.

Tutto per una buona causa, curare l’Alzheimer che affligge in prima persona Will, avendo egli il padre malato (davvero bravo John Lithgow), ancora una volta dunque l’uomo per superare i suoi limiti (a prescindere da quali siano le sue intenzioni, se buone o cattive) fa la fine che si merita e riporta a zero la sua storia.Un reboot quello scritto e prodotto da Rick JaffaAmanda Silver e diretto dall’inglese Rupert Wyatt che se vogliamo dirla tutta ricorda un po’ 1999: conquista della Terra, il film del 1972 diretto dal grande Jack Lee Thompson quarto capitolo di quella che è la prima saga sul pianeta delle scimmie.

Ma ne L’alba del pianeta delle scimmie per l’appunto si ricomincia e si decide di partire dalla scintilla fatale senza ricorrere a viaggi nel tempo o navicelle spaziali. Molta preparazione dunque e poche mazzate, ne vedremo di più nel secondo capitolo? Siamo pronti a scommetterci nonostante il finale lasci immaginare anche ad una tregua definitiva.Sul film più di tanto non c’è da dire: un prodotto ben fatto e tutto quello che volete a cui però manca quel non so che che grondava invece nel film di Schaffner con Charlton Heston. Ma era un’altra Hollywood quella che osava finali così magnifici nel loro pessimismo. Un finale così chiaro che persino Homer Simpson, se pur a scoppio ritardato, ha capito.

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