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[RECENSIONE] Immortals (Tarsem Singh)

Da un punto di vista visivo Immortals è la conferma del grande talento dell’indiano Tarsem Singh: ogni singola inquadratura è studiata nei minimi dettagli senza che ci sia una sola cosa fuori posto. Dal punto di vista della struttura del film, vale a dire la sceneggiatura, ci sono le classiche furbate stile Hollywood anche se a onor del vero va detto che tutta la mitologia e l’epica classica sono molto holliwoodiane ma questo è un altro discorso che potete approfondire leggendo ad esempio Il viaggio dell’eroe di Chris Vogler. Un discorso a parte ma fino a un certo punto perché qui il viaggio si palesa senza metafore. Teseo deve raggiungere una meta e per farlo deve superare ostacoli più o meno difficili, dal farsi accettare dall’esercito, lui che è un semplice contadino, fino allo sconfiggere la sua nemesi il cattivo Iperione che gli ha ucciso la madre davanti ai suoi occhi. Durante il percorso incontra amici, nemici e anche un po’ di pelo per tirarlo su. Di tutto gli capita nel suo viaggio formativo, altrimenti che viaggio sarebbe? Ecco allora che i rapporti tra i personaggi appaiono da subito scontati perché sono i personaggi stessi ad essere facilmente etichettabili in buoni o cattivi. C’è poi una terza categoria, probabilmente la più tremenda, quella in grado di far pendere in maniera forse decisiva l’ago della bilancia: sto parlando dei vigliacchi, di quelli che salgono sul carro del vincitore, dei traditori che passano dall’altra parte. Ma anche questi sono delineati in maniera chiara nella loro ambiguità.Tirando le somme comunque ce ne fossero di film hollywoodiani fatti in questa maniera. Come in un gioco di prestigio le cazzate o le furbate di sceneggiatura passano tutte in secondo piano, spariscono oserei dire, di fronte a un impianto visivo di siffatta bellezza.

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