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“Il mio modello di riferimento sono state le nature morte del ‘600”. INTERVISTA A Poison Rouge per Sacrifice

SACRIFICE è il film che inaugura la “trilogia della morte” uno dei tre film “estremi” prodotti da Domiziano Cristopharo, di cui è in post produzione già il secondo capitolo intitolato TORMENT (per la regia di Adam Ford).

Metaforicamente anche il progresso di un artista è un continuo sacrificio, in una continua estinzione della personalità. Dopo aver visionato il film in anteprima (lo recensirò a breve) ho fortemente voluto incontrare a Roma Poison Rouge, fra le varie cose: attrice, performer di Body art, campionessa di Thai Boxe e Body Builder… anche perché quando mi ricapita nel panorama indie Italiano una regista donna, e per lo più dedita al genere “extreme”?

Poison Rouge in House of Flesh Mannequins.

Poison interpreta la sfortunata Lisa Rubin in House of Flesh Mannequins di Cristopharo, film che segnerà l’inizio di una stretta collaborazione fra l’attrice ed il regista romano che la ingaggia come assistente alla regia, affidandole poi altri ruoli in film come Hyde’s Secret Nightmare e Phantasmagoria.

A. Masina: Raccontami tutto dall’inizio!

Poison Rouge: Quando Domiziano Cristopharo mi ha chiesto di leggere e poi dirigere uno script che gli era capitato fra le mani, son stata colta dall’indecisione; davvero non mi sentivo pronta e allo stesso tempo era tutto così appetibile per potervi rinunciare! Fortunatamente fin dai primi incontri mi son trovata bene con tutti sul set, ed il feeling che si è stabilito è stato essenziale per sentirmi sicura. Ho avuto modo di vedere location bellissime fra Bulgaria ed Italia, alcune un po’ “magiche”; ho avuto un attore esordiente ma pieno di energie… sempre incoraggiante e carico di una positività contagiosa, e per un regista questa è una benedizione. Inizialmente, in fase di pre-produzione mi ero ritagliata un cameo, il ruolo femminile che poi ho affidato a Flora Giannattasio.

A. Masina: Come mai questo cambiamento in corso d’opera?

Poison Rouge: Non so… forse avevo sottovalutato tutta la concentrazione che una regia richiede, o forse questa mi ha affascinato al punto che stavolta non mi sono proprio saputa vedere anche “al di là” della macchina da presa. Flora poi, ha una fisicità molto più adatta al ruolo: è la tipica bellezza mediterranea che richiedeva lo script… ed è capace di essere solenne ed incutere timore già solo con una risata o uno sguardo. Non posso negare che la visione di opere forti come DOLL SYNDROME o RED KROKODIL mi abbiano profondamente segnata ed influenzata. Sono stata sul set, ho conosciuto anche quella persona straordinaria che è Brock Madson… e vedere Domiziano all’opera è sempre un modo per imparare qualcosa perché ogni volta si approccia ai film in modo diverso.

A. Masina: Dalla scelta musicale, a certe visioni oniriche, il parallelismo con Red Krokodil è immediato…

Poison Rouge: Sicuramente citare queste due opere in alcune scene mi ha fatto sentire più sicura nell’approcciare certe “direzioni stilistiche”, ma una volta acquisita questa “sicurezza” mi son voluta differenziare, spingendo le immagini verso una dimensione meno depressiva, aprendo spiragli di colore, luce e speranza (sebbene non ve ne sia) che rendono morbosamente affascinante anche la decomposizione.

A. Masina: Il finale del tuo film sembra un quadro, e si guarda questo decadimento con un senso di morbosa soddisfazione.

Poison Rouge: Son contenta che lo hai notato, perché il mio modello di riferimento son state le nature morte del ‘600, il secolo della crisi, caratterizzato innanzitutto dalla perdita della fiducia nelle potenzialità dell’uomo di dominare la natura e l’universo e di essere artefice del proprio destino. La centralità assegnata nella natura morta al mondo delle cose inanimate escluse la presenza diretta dell’uomo per dare agli artisti la possibilità di concentrarsi sulle proprietà degli oggetti: le forme e i volumi, la materia, il colore e la reazione alla luce. L’abilità del pittore consisteva nel selezionare tali oggetti, disporli nello spazio affinché diventassero “presenze” ordinandoli in una unità figurativa compiuta in sé.


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