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[EXTRA] La Natura secondo Hitchcock

Gli uccelli (The Birds) è un film del 1963 diretto da Alfred Hitchcock e tratto dall’omonimo racconto di Daphne Du Maurier, pubblicato dieci anni prima.

Il film in realtà si ispira ad un bizzarro fatto di cronaca che avvenne a Santa Cruz nel 1961 (e citato nel film stesso) e che colpì molto il regista britannico, al punto da fargli ricordare il fulcro del racconto della Du Maurier (ossia l’attacco degli uccelli contro gli umani) e da cui si sviluppa una storia abbastanza diversa ed originale.

Cupo, apocalittico, suggestivo, moderno, ecologista… è giustamente considerato uno dei migliori film di Hitchcock, ma anche uno dei migliori film del mondo al punto che nel 2016 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Prototipo di tutti i disaster movie che seguiranno, GLI UCCELLI si può considerare anche l’unico “horror” firmato da Hitchcock.

LA TRAMA: Melania Davies (Tippi Hedren) arriva a Bodega Bay, cittadina californiana vicino San Francisco, per regalare una coppia di pappagallini “inseparabili” a Mitch (Rod Taylor), un avvocato che vive sul posto assieme alla madre e alla sorellina e che aveva conosciuto in un negozio di animali. Mentre sta attraversando la baia su un piccolo motoscafo, viene colpita da un gabbiano. Sembra solo un incidente. Gli attacchi invece si faranno sempre più frequenti e arriveranno a minacciare l’intera comunità.

Molte le storie e gli aneddoti sulla complessità della lavorazione del film, le cui riprese durarono circa quattro mesi, e che narrano di incidenti continui dovuti agli uccelli veri presenti sul set e che colpirono in particolare i due protagonisti Rod Taylor (al suo primo ruolo importante) e l’esordiente Tippi Hedren, modella, poi riconfermata protagonista in Marnie.

Hitchcock decise di optare per attori poco noti, in quanto il budget del film verteva molto sui sofisticati (e ancora oggi impareggiabili) effetti speciali: i giochi ottici che moltiplicano gli uccelli, furono inventati e curati da Ub Iwerks (storico animatore che con Walt Disney creò l’anima grafica di Topolino) e che per questo film venne nominato all’Oscar.

Registicamente molto contenuto rispetto ai virtuosismi a cui il maestro ci ha sempre abituato, qui tutto è minimale, in attesa, dilatato: la suspense non è fatta da ritmi frenetici, ma da piccole tessere che con pazienza certosina vanno a comporre grandi mosaici di orrori. Magnificamente coraggiosa anche la scelta di non avere una vera colonna sonora: alle altisonanti orchestrazioni ossessive del fidato Bernard Hermann (che resta comunque citato come consulente) qui abbiamo solo suoni e rumori della natura e degli uccelli, ma rielaborati come partiture emotive da Matthew Ross e Oskar Sala. Alcune scene son addirittura affidate al silenzio, come il NON urlo della madre del protagonista che scopre il primo cadavere martoriato dagli uccelli, ed altre narrate con una tecnica che ricorda i “tableau vivant” (un’espressione francese che significa significa «quadro vivente») come quella in cui una scioccata Hedren segue passo passo l’inevitabile catastrofe annunciata alla pompa di benzina. Hitch gioca a richiamare se stesso, reinventando la famosa sequenza della doccia di Psycho e le sue svariate angolazioni di ripresa, nella scena della protagonista bloccata dagli uccelli nella cabina telefonica. Il film parte come una commedia degli equivoci e sviluppa attorno alla trama principale, complesse caratterizzazioni di drammi umani, tutti accomunati dalla solitudine: ed è proprio questo elemento che rende terribile lo scenario apocalittico in cui delle “personalità” così fragili e vulnerabili, vengono catapultate.

Argento ricalca in Inferno la scena in cui la Nicolodi viene attaccata dai gatti in una soffitta, così come qui la Hedren è attaccata dai gabbiani (scena in cui si ferì davvero) nella mansarda.

Per diverso tempo Hitchcock e lo sceneggiatore Hunter discussero sul finale del film e soprattutto se alla fine ci sarebbe stata una spiegazione di questi eventi incomprensibili, alla fine decisero di non dare una risposta razionale ma inserirono la scena del ristorante in cui l’anziana esperta in ornitologia (Ethel Griffies), mentre servono pollo con le patate, sentenzia: “Gli uccelli non sono aggressivi, portano bellezza su questa terra. Sono gli esseri umani invece che rendono insopportabile la vita su questo pianeta. Gli uccelli popolano questo pianeta, il primo l’archaeopteryx viveva 140 milioni di anni fa. Strano che abbiano cominciato solo adesso la loro guerra… contro l’umanità”.

L’orrore è un orrore totale, a cui Fulci sarà molto debitore nell’elaborare le sue dinamiche, e allo spettatore – cui non è concessa nessuna spiegazione – non resta che vivere la paura e il mistero; c’è chi nell’aperto finale vi ha letto la paura dell’atomica durante la Guerra Fredda, chi la vendetta della natura contro l’uomo, chi (come me) un grande potere del cinema: smuovere paure inconsce.

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