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Curse of the Blind Dead

[FANTAFESTIVAL 40] Curse of the blind dead (Raffaele Picchio), la recensione

In un’epoca in cui l’uomo, attraverso guerre, inquisizioni, stermini di massa, soprusi di ogni genere, attentati, ha messo in pratica una vera e propria autoeliminazione, l’apocalisse bussa finalmente alla nostra porta. L’intervento divino (o diabolico) che tutto risolve e riazzera. O meglio, che tutto aveva progettato usando noi poveri fessi come schiavi.

Ad un passo dalla fine, con pochi esseri umani rimasti vivi, spunta la paura e l’irrazionale e chi mette su protezioni che sono invece trappole, scorciatoie verso la fine già annunciata. Perché è tutto previsto nel piano di rinascita e il paradiso è un’astuta bugia, citando un famoso gruppo rock italiano.

Nell’inghippo finiscono padre (Aaron Stielstra) e figlia (Alice Zanini) incinta. Dietro il tranello un predicatore (Bill Hutchens).

E qui entrano in gioco i templari ciechi di Raffaele Picchio, omaggio a quelli di Amando de Ossorio. I messaggeri del capo supremo.

Curse of the blind dead celebra la saga spagnola anche utilizzando una simile ossatura narrativa, essenziale come se ne facevano una volta, ed è qui che sta forse il problema del film. All’interno di questo scarno impianto della storia Picchio ha modo comunque di esprimersi: nel prologo, nei primi crudi momenti in cui padre e figlia sono separati, in alcune uccisioni dei templari. Purtroppo il film tende a sedersi quando (invece di sprofondare nel buio, nella misantropia, nel nichilismo, nella follia religiosa e nel concetto di nascita e rinascita piuttosto presenti -anche se sottopelle- nella prima parte) riduce tutto nella seconda parte alla classica mattanza.
È mancata quella continuità, il coraggio di dare quel tocco estremo in più che poteva disorientare se non addirittura sconcertare con concetti e temi scomodi. Non è una bocciatura, non so se è chiaro, ma un dispiacere per una sensazione di non aver visto di più.

Comunque è il caso di riparlarne dopo aver visto la versione senza tagli.

Curse of the blind dead.

Regia: Raffaele Picchio.
Cast: Alice Zanini, Nick Stielstra, Francesca Pellegrini, Bill Hutchens, Mick Ray Martin, Douglas Dean, Jennifer Mischiati, David White, Fabio Testi. Gloria D’Osvaldo, Sean J. Sutton, Giulia Kapelanczyk. Yoon Joyce (Cobra non è), Francesco H. Aliberti, Matteo Mucavero, Enea Fanchini, Stefano Ulivieri. Kevin Crotti, Beatrice Locatelli, Anita Acerbis, Marco Mistrini. Paolo De Feudis, Paolo Mangili, Gianfranco Barili. Lorenzo Tirittera, Alexander Romero, Mario Cortesi, Pietro Trizzullo. Michele Belvedere, Vincenzo Rubolino, Fabrizio Dell’Amore.
Soggetto e sceneggiatura: Lorenzo Paviano e Raffaele Picchio.
Produttori esecutivi: Luca Boni, Carlo Ristori.
Produttore: Francesco H. Aliberti.
Fotografia: Alberto Vivavattene.
Costumi: Anna Blum Fischer.
Scenografie: Luciano Mancini.
Special makeup effects e creature: Carlo Diamantini.
Supervisione post-produzione: Luca Boni.
Sound designer: Andrea Pasqualetti.
Musiche: Andrea C. Pinna.


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