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[RECENSIONE] Changeling (Peter Medak)

Nei gloriosi e sanguinosi anni ’80 Peter Medak va controcorrente e firma con Changeling un horror sovrannaturale che si tinge di giallo tutto basato su atmosfere e pochissimi effetti speciali.

Per farlo come si deve, il regista sceglie un cast di icone i cui nomi (almeno per l’epoca) associati a un horror, erano sempre una garanzia: George C. Scott (3 volte candidato all’Oscar e uno vinto nel ’71 per Patton – Generale d’acciaio, visto anche in L’Esorcista III e Fenomeni Paranormali Incontrollabili), su moglie Trish van Devere che per questo film vinse un Genie Award (Incubo Infernale), Melvyn Douglas (2 Oscar e una candidatura, apparso anche ne L’Inquilino del terzo Piano) ed infine Jean Marsh (Frenzy, Nel fantastico mondo di Oz).

Russell Hunter firma il soggetto del film e sostiene di aver vissuto anni prima, durante un suo soggiorno alla Henry Treat Rogers Mansion in Colorado, una esperienza analoga che gli è stata di ispirazione (bisogna notare infatti che firmò solo 8 anni dopo lo script di un altro film e che quindi la sceneggiatura non era la sua principale attività). Il protagonista di Changelin, si chiama anche John Russell.

Inizialmente la regia doveva essere affidata a Tony Richarson (premio Oscar per Tom Jones) ma rifiutò per divergenze artistiche con i produttori Mario Kassar e Andrew Vajna che, nell’epoca d’oro del filone horror e sci-fi, han regalato poi al pubblico perle come: La Casa di Mary, Allucinazione Perversa, Atto di Forza e Terminator 2. La regia passa così al televisivo Medak, che solo anni e anni dopo tornerà al genere con un altro film: Species 2.

La spaventosa scena (di baviana memoria) della pallina che scende le scale (gettata in un fiume per vederla riapparire bagnata… “li, dove non dovrebbe essere”, e che richiama la scena della valigia in Il Rosso Segno della Follia) fu ripresa poi anche da Bava Jr. come incipit de La Casa con la Scala nel Buio.

TRAMA: John Russell è un celebre compositore che ha da poco perso moglie e figlia in un incidente stradale. Si trasferisce cosi a Seattle e affitta una villa solitaria dove spera di placare il suo dolore. Ben presto però l’uomo inizia ad avvertire in casa strani rumori e scoprirà che la villa – a inizio secolo – era abitata da una famiglia con due bambini, entrambi morti in maniera violenta.

Ho aperto la recensione parlando di un Medak “controcorrente” perche gli anni ’80 erano già gli anni dello slasher, degli effetti di Alien, delle morti violente negli zombi film di Fulci. Changeling invece sembra quasi più fare il verso agli anni ’70, sviluppando il tema della casa stregata in modo agghiacciante: con intelligenza e capacità di impiegare i giusti tempi ed energie in una storia, e nella creazione di un’atmosfera inquietante fatta di cura dei dettagli.

Nota curiosa: secondo alcuni appassionati di horror, ci sono diversi elementi chiave della trama che sembrano avere più di qualcosa in comune con il film The Ring. Approdato in sala ben un decennio prima che lo scrittore giapponese pubblicasse il best seller da cui il film è ispirato, in effetti ciò che capita al nostro Russell lo ritroveremo poi proprio in The Ring: una donna e il suo ex-marito trovano uno chalet nel bosco, che è stato costruito sopra un pozzo. Strappate le assi del pavimento rinvengono le ossa di Sadako, un’adolescente uccisa dal padre, che la ha gettata nel pozzo, per poi sigillarlo. E a proposito di pozzo, la scena della bambina che osserva il corpo galleggiante nel pavimento, è davvero da antologia… così come Russell che vede lo spirito del senatore “fluttuare” nella casa in fiamme per assistere alle malefatte del padre adottivo.

I prestigiosi Genie Awards non andarono solo al film (e alla Van Devere), ma anche al direttore della fotografia John Coquillon (già prestigiosa firma di Cane di Paglia) che disegna la casa con dei tradizionali e sapienti chiaroscuri, fino a giocare con dei controluce davvero avanguardistici.

SPOILER ALERT!

Originale il fatto che lo spirito del bambino sembri quasi voler solo chiedere aiuto, rivelandosi poi solo assetato di morte e vendetta (il nome di Sadako lo abbiamo già detto?), una sete che non si placa nemmeno con la scoperta dei resti o con la giustizia finalmente fatta.

FINE SPOILER

Al momento dell’uscita, il film non ottenne il successo sperato, ma si guadagnò col tempo lo status di cult indiscusso e capolavoro. Se molte cose oggi han il sapore del Deja-vu è solo perché tanti e tanti film successivi, sono debitori (a volte silenti) a questa opera.

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