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[ToHorror 2022] Raquel 1:1 (Mariana Bastos). La recensione

I plagi, quelli fatti bene. Gli orrori quelli veri.
Quelli in cui chi è palesemente escluso prende le parti di chi lo esclude. Un meccanismo psicologico sfaccettato che abbraccia la sindrome di Stoccolma e arriva fino alla religione che è l’ambiente in cui si svolge il film Raquel 1:1.

Un film che accoppio con Medusa e per una serie di motivi terra terra. Sono entrambi brasiliani e diretti da una donna. Mentre però in Medusa di Anita Rocha da Silveira (premiato a Sitges 2021) le donne religiose se ne andavano in giro a purificare i peccatori perché mandate dal capo religioso maschio, in Raquel 1:1 di Mariana Bastos (anche autrice della sceneggiatura) le donne negano l’evidenza del maschilismo biblico e ostacolano la ragazza del titolo che invece lo combatte, spinta da una ‘vocazione’, bollandola come eretica. In entrambi i casi si tratta di religione cattolica.

Lei (Valentina Herszage), con un trauma da superare, si trova contro tutta la comunità femminile religiosa. Solo qualche giovane donna la segue, in particolare Laura (Eduarda Samara) con la quale nasce un forte legame. Chi fomenta la folla di femmine esaltate sono principalmente una coppia costituita da madre e figlia predicatrici, con quest’ultima (Priscilla Bittencourt) che osserva e giudica la coetanea Raquel, da poco arrivata in città con il padre (Emilio de Mello), con delle espressioni facciali cariche di odio ma anche di un pizzico di invidia perché vede il suo potere, il suo carisma, decrescere.

Raquel 1:1 racconta di rimando un patriarcato vigliacco che non mostra il suo volto ma lascia sempre la sua firma. E tocca argomenti come la violenza di genere, i social network, gli psicofarmaci, le elaborazioni degli eventi. La protagonista saprà reagire all’attacco, anzi riuscirà in qualche modo a ribaltare la situazione attraverso una azione che è un vero e proprio riavvio. Un finale che presuppone scenari altrettanto inquietanti.

Raquel 1:1 è in concorso al TOHorror Fantastic Film Fest.


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