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Federica Pontari

[INTERVISTA] Identità e memoria: il cinema di Federica Pontari

Tra i dieci cortometraggi selezionati per la settima edizione dell’Abruzzo Horror Festival c’era anche Marzia. Il racconto di una tragica separazione. Una storia che si svolge in un appartamento e in una testa, quella della protagonista Marzia, sospesi in un altrove in cui i personaggi si sdoppiano e il tempo segue le strane regole di un sogno-incubo. Un prodotto strano, particolare, che aveva catturato l’attenzione di noi selezionatori.

La regista e sceneggiatrice del corto, Federica Pontari, era presente quei giorni e ho colto l’occasione per chiacchierare un po’ con lei sul lavoro in concorso e sulla sua carriera.

La prima domanda riguarda l’origine della sua passione per il cinema e per l’horror.

Federica Pontari: Il primo film horror che ho visto è stato Suspiria di Dario Argento. Mi è piaciuta l’ambientazione, il mood, la fotografia. E in più c’era il fatto che aveva come argomento la scuola di danza che genera questo connubio tra innocenza e horror.

Alle elementari iniziai a scrivere sceneggiature horror. Alle medie frequentavo una videoteca e andavo lì a cercare film sempre più estremi nel bisogno di emozioni forti.

Quali sono i tuoi registi di riferimento?

Amo il cinema d’autore: Tarkovskij, Ingmar Bergman, Gaspar Noé. Mi piace spaziare ma come forma mentis tendo a scrivere horror.

Attualmente le mie fonti ispiratrici sono Sion Sono: Strange Circus, Love Exposure. Mi piacciono le sue tematiche che hanno a che vedere con le pulsioni, tant’è che ho anche scritto un libro che si chiama Eros & Thanatos: il cinema di Polanski, von Trier e Sion Sono.

Mi piace Lars von Trier perché si ispira a Tarkovskij. Melancholia a Solaris. Mi piace Antichrist, in generale la trilogia della depressione, mentre di Polanski la trilogia dell’appartamento.

Cecilia Zingaro Alessandro Arcodia Marzia Federica Pontari
Cecilia Zingaro e Alessandro Arcodia nel corto Marzia di Federica Pontari.

E arriviamo a “Marzia”, il corto che presenti all’Abruzzo Horror Festival. L’appartamento dove si svolge è importante. Diventa quasi

Un contenitore.

Una prigione, una rappresentazione della sua testa.

Come Kubrick con l’immagine cervello in Shining.

La perdita dell’identità.

Come la definiresti Marzia, il personaggio?

Il corto è incentrato sulla tematica della perdita dell’identità. Lei, breve sinossi, arriva a casa e trova il suo compagno che si è siucidato per amore, perché lei lo aveva lasciato. E non riesce a liberarsi di lui fino a credere di essere posseduto dal suo fantasma in cerca di vendetta. Lei si dissolve attraverso l’alterità assente ma sempre presente di questo maschile. Il corto può essere interpretato anche come una sintesi junghiana tra maschile e femminile. L’identità di Marzia si dissolve in queste pulsioni di Eros e Thanatos dove lei è divisa.

E sul tempo che è sospeso? Che va indietro, va avanti come col sangue nella doccia che scorre dentro lo scarico e poi fuori?

Quel momento anticipa quello che avverrà successivamente: il momento rituale in cui lei si traveste da lui. Lei è sempre lui da un certo punto in poi: quando inciampa sulla ciotola del gatto, quando si ubriaca. Come in un eterno ritorno di Nietzsche da cui non si può scappare.

Spero che il suo sguardo anche se sempre allucinato rappresenti questo.

Alessandro Arcodia e Cecilia Zingaro nel corto Marzia di Federica Pontari.

Il tuo interesse per la filosofia e la psicanalisi?

All’interno del DAMS abbiamo studiato molta filosofia. Il DAMS di Cosenza è a indirizzo fortemente filosofico e abbiamo quindi studiato molta filosofia legata al cinema.

Dopo il DAMS frequenti la scuola di cinema Sentieri Selvaggi.

Ho studiato di tutto: recitazione, sceneggiatura, regia, montaggio. Ho fatto dei workshop di aiuto regia con Tiziana Luna Forletta, un altro con Mimmo Calopresti sulla messa in scena. Preso il diploma a Sentieri Selvaggi mi hanno chiamata per un videoclip a Reggio Calabria, la mia città: si intitola La Città del Re. Lo si può vedere sul sito Turismo Reggio Calabria.

La Città del re di Federica Pontari.

Lì ho capito che sarei rimasta. La Calabria ha una bellezza intrinseca e nascosta che ha influenzato i miei lavori.

Marzia e la Calabria?

Può esserci attinenza per la questione dei rituali ancestrali dell’essere umano.

I progetti, le tematiche.

Ho scritto un videoclip su Scilla, in provincia di Reggio Calabria. Il bando della Film Commission è valorizzare il territorio e indagare la cultura antropologica della Calabria. Il tema è il ritorno e parla di Ulisse. La canzone è della cantante Francesca Prestia. Lui compie un viaggio regressivo nella sua memoria. La memoria, il sogno, la psicanalisi sono argomenti che privilegio.

Anche il progetto mio e dell’Associazione Culturale Rhegion per un lungometraggio dal titolo Memoria di una strage ha come tema quello della memoria. La necessità di ricordare la Storia affinché non venga perduta. Il film vuole indagare le esistenze dei personaggi legate tra loro da un tragico destino comune.

È ispirato a fatti reali?

Al libro dello storico Antonino Catananti Teramo dal titolo Lo sbarco in continente. Il bombardamento tedesco del 6 settembre 1943 sulla strage nazista di Rizziconi. Gireremo il teaser trailer per promuoverlo e raccogliere fondi attraverso sponsor e crowdfunding.

Ogni personaggio rappresenta un tassello che sviluppa questa storia. L’obiettivo dei personaggi, e in particolare di Don Francesco Riso, che è un prete che non scappa durante il bombardamento ma soccorre i feriti e dà l’estrema unzione ai morti, è quello di salvare questo mondo che stanno perdendo attraverso il legame con questa terra e le altre persone al di là della morte. Ecco perché si chiama Memoria di una strage: è come se il protagonista fosse rimasto sospeso tra la vita e la morte ed è come se loro vivessero attraverso di lui. Che è come avere a che fare con una storia di fantasmi. Dovremmo realizzare il teaser alla fine di novembre, sto preparando i casting.

Le pulsioni sono sempre qualcosa di regressivo, di ancestrale. Nel videoclip che ho scritto per Scilla di Francesca Prestia il protagonista è intento nella pesca di un pesce spada. Il pesce gli sussurra in greco antico. Questo con riferimento alla Magna Grecia quando i greci avevano colonizzato il sud Italia. Le parole del pesce spada fanno entrare il protagonista in un mondo fantastico in cui vede il mostro Scilla. Compie così un viaggio regressivo non solo nella sua memoria ma anche in quella storica collettiva in cui vede e scopre l’identità di questa regione.

Sull’aspetto regressivo e antropologico delle pulsioni ho scritto una serie a puntate che ho inviato al Premio Solinas.

Come si chiama la serie?

Mythos. È ambientato sia in una città X che in Calabria. È una serie che mira alla rivalutazione del territorio calabrese. Fondamentalmente questi Miti calabresi li ho resi come proiezioni di ferite ed errori dei personaggi principali. Loro per salvare il territorio da un disastro nucleare causato dal protagonista principale, un avido scienziato, dovranno sconfiggere e superare dei mostri e guarire le loro ferire. L’idea è di rappresentare una connessione tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande attraverso il montaggio parallelo, quelle che sono le ferite individuali, intime e segrete, e il destino di tutta l’umanità, di un territorio intero.

Il destino dell’umanità non è che una serie di scelte piccole che facciamo e che determinano la nostra interiorità. Ognuno dei tre personaggi è protagonista di un episodio. Ogni episodio rappresenta uno sbaglio, un errore, un atteggiamento scorretto. Il primo è chiamato Avidità, il secondo Animalità, il terzo Collera. In ogni episodio i protagonisti dovranno sconfiggere quelle che sono le loro proiezioni, i mostri mitologici che hanno ma che sono oggettivamente presenti perché legati sia al territorio che a loro. Ogni mostro è legato a questo tema.

È una serie legata agli archetipi, al Viaggio dell’Eroe, agli studi di Joseph Campbell.

Autore fondamentale!

Per me la bibbia è “L’immagine-Tempo” di Gilles Deleuze. È il libro che mi ha più formata ai tempi dell’università.

Il drago che custodisce un tesoro nel primo episodio Avidità esiste davvero come leggenda in Calabria ed è La Rocca del Drago a Roghudi. Lì abbiamo realizzato anche un documentario sulla sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. C’è un passaggio in cui dal ricordo si passa all’immaginazione. Abbiamo intervistato persone di Roghudi, tra queste una vecchietta di cent’anni, che parlano come se questo drago esistesse davvero o che nella Grotta di Montebello Jonico ci sia davvero Lamia. È bello quando il cinema diventa credenza, il legame tra uomo e territorio su cui si basa poi la serie Mythos.

Mi piace molto rappresentare la vita dei personaggi più che la realtà. Ecco perché mi piace molto Sion Sono.

Parliamo del tuo cortometraggio Feeling Blue?

È un thriller psicologico horror ad argomento sociale. Parla di un mostro blu, feeling blue significa sentirsi tristi, che nasce dall’impulso distruttivo di un pittore. È anche questo claustrofobico e ambientato in un appartamento.

Il mostro nasce come senso distruttivo e come in Marzia c’è il tema del doppio. Il doppio che nasce da lui potrebbe sopraffarlo e divenire lui. Nella lotta contro questo mostro cerca di evadere attraverso un ricordo che lo vede insieme a sua sorella che è invece una persona allegra, innocente, e vestita sempre di bianco. Se non che sua sorella entra nell’appartamento quando il mostro sta per raggiungerlo.

È pronto?

Stiamo finendo il montaggio di un piccolo flash back. Poi inizierò a mandarlo per festival.

I miei prossimi progetti sono incentrati sull’horror sperimentale e sull’horror politico. Ora mi sto concentrando sul tema del tempo. Sull’effetto farfalla su cui si basa pure Marzia. Il film The butterfly Effect è molto americano, è più interessante Sliding doors.

Ultimi film visti?

Madre di Bong Joon Ho, La casa di Jack. Lars von Trier è un provocatore e non ho sopportato molto questa sua provocazione sulla morte. Nymphomaniac era un discorso anche sul consumismo, sulla società liquida. Considerare però l’omicidio come un’opera d’arte non l’ho accettato. Lars von Trier poi utilizza uno stile molto d’impatto e scioccante e voleva rappresentare la violenza attuale che viene spettacolarizzata. Poi ho visto Eternity, sulla reincarnazione ma non mi è piaciuta l’insieme di argomenti all’interno del film.

Mi è piaciuto Stella Strega con questo orrore che arriva e si incarna in figure mostruose. Mi ha ricordato Solaris: un pianeta che emana le sue radiazioni, la sua elettricità, la sua energia pulsionale in cui la protagonista precipita che si trasforma in pulsione di morte.

Marzia Federica Pontari
Cecilia Zingaro, protagonista del corto Marzia.
Un frame tratto da Marzia di Federica Pontari.

Il trailer di Marzia, cortometraggio scritto e diretto da Federica Pontari.

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