Un’apocalisse ci dev’essere stata, ma ormai nessuno ha molta voglia di parlarne. Il mondo è tornato un Far West dal cielo viola, in cui non si scava più per cercare l’oro e diventare il padrone di un nuovo mondo: si scava per cercare scarti tecnologici del mondo che fu, da rivendere per beni di prima necessità.
È questa la cornice di Paradox: primo vero film da regista di Daryl Hannah, la Elle Driver di Kill Bill 1 e 2, un film che è profondamente sbagliato definire sperimentale o onirico. Si tratta di un film che rifiuta i canoni cinematografici e va molto oltre la sperimentazione o il sogno a occhi aperti, dirigendosi verso la realtà del mondo di oggi che si costruisce sempre di più su una quantità innumerevole di suggestioni.
Una realtà che risuona, musicale, con la musica (nello specifico, quella di “Neil Young” e dei suoi “Promise of the Real”) incaricata di unire un mondo in cui uomini e donne vivono separati e si incontrano solo per scambiarsi merci oppure per “il giorno dell’inseminazione”. Musica che eleva, fa letteralmente volare, preziosa come i semi che danno la vita e che sono diventati proprietà privata, custoditi nelle banche di questo nuovo lontano ovest.
Il centro del film è costruito intorno a due pezzi suonati live, con Neil Young che si esibisce in una versione assolutamente strappacuore del suo “Pocahontas”, voce e organo. Dal punto di vista visivo, guardando Paradox ho avuto un forte dejavu.
Scavando nella memoria, ho trovato somiglianze decise con un film che qualche anno fa si rivelò un caso distributivo: H2Odio di Alex Infascelli. Distribuito in edicola con Repubblica, il film riscosse un successo di vendite clamoroso, talmente clamoroso da portare Repubblica a annullare iniziative simili, che interferivano con i mercati distributivi tradizionali. Non avendo una storia chiusa, anche il film di Infascelli divagava in modo interessante, cercando strade nuove tra oggetti, espressioni e quei buchi dove si nasconde, almeno nella vita reale, lo spazio della novità.
Il cinema ci allena a guardare il mondo con distacco, eppur col massimo coinvolgimento. A immaginare, potendo pur tornare alla realtà. A giocare col fuoco, bruciandoci quel tanto che basta a farci sentire vivi. Sono un formatore in competenze relazionali, appassionato di racconti e di sviluppo personale.
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