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[RECENSIONE] Soffocare (Clark Gregg)

Soffocare racconta in maniera anche divertente cose serie se non riprovevoli come le malattie sessuali, le demenze, le colpe dei genitori che in qualche modo ricadono sui figli, la solitudine (tutti elementi concatenati nella vicenda). Soffocare si muove su un confine sottilissimo, come un funambolo su una lama e accidenti se ci riesce a mantenere quel difficile equilibrio. Basti pensare a tutte le scene in cui Victor va a trovare la mamma matta Ida che non lo riconosce mai. Stratosferica Anjelica Huston nel ruolo della sciroccata, un paio di gradini sopra tutti gli altri bravi interpreti: Sam Rockwell nel ruolo del protagonista Victor, Brad William Henke nella parte dell’amico pipparolo Denny, Kelly Macdonald in quelli della ragazza/dottoressa dell’ospedale psichiatrico che fa prendere una sbandata a Victor.

Nonostante i nomi coinvolti, il film tra l’altro è tratto dal romanzo omonimo di Chuck Palahniuk (edito da Mondadori, l’autore è lo stesso di Fight Club, ma questo lo sanno per davvero anche i sassi), Soffocare (Choke) è passato da noi inosservato, distribuito a suo tempo nelle sale col contagocce, esposto oggi nei negozi controvoglia, quasi nascosto.

Forse è per i temi trattati -come dicevamo sopra- con una certa (all’apparenza) leggerezza? Oh, sia chiaro (in realtà dovrebbe esserlo già): Soffocare, proprio per i temi trattati e per come li tratta non è un film per tutti e proprio per questo motivo merita una riscoperta.

Clark Gregg (al suo debutto dietro la macchina da presa, autore anche della sceneggiatura e attore in un divertente ruolo) riesce nell’impresa difficile di non sconfinare da nessuna parte soprattutto nel ridicolo, aggirandosi tra territori sconosciuti che solo in pochi hanno affrontato. Ne esce uno strano e originale ibrido film in cui sentimenti e situazioni contrastanti convivono insieme con conseguenze inaspettate sotto molti punti di vista e questo è un piccolo miracolo.

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